Non tutti lo sanno, ma il genio di Filippo Brunelleschi si espresse non solo nella costruzione del grandioso Cupolone, ma anche in quella delle fortificazioni di molti centri abitati di importanza strategica dal punto di vista militare. Del resto già Vitruvio e Leon Battista Alberti avevano sottolineato come, in molti casi, gli artefici delle vittorie fossero non già i condottieri che avevano attaccato, bensì gli architetti autori delle cinte murarie che avevano resistito agli assalti..!
In questi anni la Signoria di Firenze incaricò Filippo Brunelleschi di sovrintendere al riassetto delle fortificazioni di Lastra a Signa e Malmantile, nella Valle dell'Arno sotto Firenze, e del triangolo Castellina-Rencine-Staggia nel Chianti sulla via principale per Siena. Le distruzioni operate da Castruccio Castracani degli Antelminelli nel 1326 nel Signese, e dalle truppe dei Visconti nel Signese e nel “triangolo chiantigiano”, avevano convinto definitivamente la Signoria della necessità di munire questi abitati di sistemi difensivi adatti a dei veri e propri avamposti militari. Queste terre divennero così definitivamente “murate”, ossia centri abitati protetti da una cinta muraria la cui edificazione veniva pianificata dalla città egemone - Firenze - per farne baluardi difensivi (ma anche economici e produttivi) dei domini fiorentini nel contado. Ci occuperemo qui brevemente di Brunelleschi architetto militare laddove le tracce documentarie della sua presenza, benché labili, sono più leggibili stilisticamente e architettonicamente.
Le mura di Malmantile formano un tracciato quasi perfettamente rettangolare nonostante l'ondulazione del terreno e la posizione sopraelevata del centro abitato. La cinta è munita di bastioni ai quattro angoli e di due torri, una al centro di ciascun lato lungo. La Via Pisana attraversa per il verso della lunghezza il sistema murario, ed è coronata dalle uniche due porte dello stesso; presso Porta Pisana è chiaramente visibile l'apparato a sporgere, con le caditoie inframezzate ai beccatelli di supporto al camminamento di ronda, di tipologia ancora tipicamente trecentesca. L'impiego di questi elementi architettonici (previsto nel contratto), le mura prevalentemente sviluppate in lunghezza, relativamente poco spesse e rettilinee, illustrano una pratica militare ancora arcaica e “piombante”, secondo cui i nemici che sarebbero riusciti a sopravvivere alla pioggia di frecce e ad oltrepassare il fossato sarebbero stati definitivamente sbaragliati dalla pece, dall'olio, dall'acqua bollente fatte piovere dalle caditoie. Ciò indica ancora un'arretratezza culturale di fondo, sia delle varie città toscane che dello stesso Brunelleschi nell'approccio ad un assedio militare condotto con le nuove armi da fuoco, di cui ancora non si conoscevano (e sfruttavano) a fondo le terribili potenzialità. Anche nelle mura di Lastra a Signa si percepisce questo atteggiamento di fondo, nell'apparato a sporgere - senza caditoie, realizzato con ogni probabilità proprio sotto la supervisione di Filippo Brunelleschi - che comunque, seppur nella sua intrinseca difformità, vanta il pregio di essere l'unico in Toscana a cingere interamente una cinta urbica tardo-trecentesca.
La recente attribuzione al corpus del Brunelleschi del Castello di Oliveto (Castelfiorentino, Firenze, 1424) indicherebbe però anche una sorta di maturazione in questo senso, con il camminamento di ronda interno anziché esterno, assai più efficace a livello difensivo nei confronti delle nuove bombarde già in uso dalla fine del Trecento. In linea con l'attribuzione brunelleschiana sarebbe, a Oliveto, la presenza di un elemento architettonico giudicato di grande complessità e raffinatezza: i mattoni sagomati ad hoc per la realizzazione dei beccatelli. Del resto il nostro si apprestava già a sperimentare (controllandole anche personalmente) le potenzialità del laterizio e della sua flessibilità nell'erezione dei cinque sesti superiori della Cupola di Santa Maria del Fiore, fatti di mattoni plasmati e cotti secondo le antiche e codificate tecniche delle fornaci imprunetine.
Anche i sistemi difensivi di Staggia (Poggibonsi) furono dunque rafforzati qualche anno più tardi. Il castello che ci è pervenuto (incluso all'interno delle mura cittadine), di origine altomedievale, è sostanzialmente frutto del progetto di rifortificazione messo in atto dalla famiglia dei Franzesi tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo. Le mura cittadine sono intervallate da torri quadrate o poligonali, e lungo tutto il loro circuito sono ancora visibili dei beccatelli composti ciascuno da tre bozze di pietra rastremate verso la base, destinati a sostenere un camminamento di ronda in legno, eccezion fatta per alcuni dei beccatelli con archetti invece in laterizio che indicano forse la presenza di porzioni di camminamento in muratura. Queste mensole rappresentano uno dei pochi e migliori esempi toscani di apparati a sporgere interni (a raccordare le torri), simili alla soluzione adottata nel vicino castello di Rencine. Si può ipotizzare che solo questo tratto di stile sia proprio da ricondurre al riordino effettuato da Filippo Brunelleschi nel 1431.
Infine, a Vicopisano Brunelleschi si occupò di restaurare una struttura muraria preesistente, munendola anche di una poderosa torre con base situata al livello del camminamento a muro della fortezza (le mura cittadine cingono un'area collinare, elevata al suo centro, su cui torreggiano fortezza e torre). I lavori ebbero inizio nel gennaio del 1436 e terminarono quattro anni più tardi, quando si rese necessaria un'ispezione da parte del nostro; Brunelleschi collegò, non senza problemi, la fortezza alla Torre dei Silvatici (una delle torri delle mura cittadine) a mezzo di un'alta cortina muraria provvista di apparato a sporgere con caditoie e merlatura, unita alla fortezza per il tramite di un ponte levatoio del quale oggi è visibile soltanto il punto d'innesto alle mura della fortezza. Questo muro addizionale, sprovvisto di troniere e balestriere, avrebbe notevolmente favorito e velocizzato il dislocamento di piccoli contingenti e la comunicazione fra corpi di guardia, mentre le operazioni di difesa sarebbero state prevalentemente condotte dalla Torre dei Silvatici (unica struttura, non brunelleschiana, da cui fosse possibile la difesa “piombante”).
| Grazie a Isabella Tronconi - Expert Florence Guide |