Dove si trova
Il Castello sorge sopra la Chiesa di San Giovanni Battista a Monteloro che si raggiunge provenendo da Firenze percorrendo la via Aretina SP 34, dopo la frazione di Ellera e poco prima di giungere alle Sieci, svoltando a sinistra sotto un ponte ferroviario (indicazione Monteloro, Via del Paretaio). Giunti alle prime case del paese si svolta subito a sinistra fino alla Chiesa e da qua a piedi ai vicini ruderi.
La storia
Il castello di Monteloro (Mons Laurus), detto anche Castello dei Vescovi di Fiesole è sicuramente fra i più antichi del "contado" fiorentino. E’ situato su uno dei poggi fra il torrente Sieci, che gli scorre da levante a scirocco, e il torrente Falle, che gli passa da ponente a libeccio, entrambi si immettono nell’Arno un miglio e mezzo da Monteloro.
Le documentazioni sulla sua origine sono scarse, ma scavi hanno rilevato che il luogo può essere stato una torre di vedetta Longobarda, costruita su di una precedente romana. Abbiamo notizie certe della località di Monteloro già dal lontano IX secolo in una documentazione sulla vita del vescovo di Fiesole S. Alessandro dove si conferma che l’Imperatore Longobardo Lotario I (823-855) donò come feudo alla diocesi alcuni dei suoi beni tra i quali il castello di Monte Lauro e la Rocca di Fiesole.
E’ altresì noto che i territori di Monteloro erano sin dal 1042 proprietà dei nobili di Cercina anche se ai vescovi verrà confermato il possesso sia del castello che dell’adiacente pieve di San Giovanni Battista da Papa Pasquale II con una bolla del 1103. Era qua che i vescovi di Fiesole passavano i mesi estivi. Il castello fu poi capoluogo di una delle 76 Leghe del Governo della Repubblica di Firenze e le dette il nome: comprendeva i territori dalla destra dell’Arno fino alla Sieve e le catene di Monte Rotondo e Monte Giovi. Risulta in rovina già dal 1427.
I resti del castello sono oggi avvolti da un boschetto di cipressi alla sommità di una collina rocciosa che crea una scarpata naturale su tutti i lati. Il fortilizio aveva la forma di quadrilatero con agli angoli potenti torri coronate da merlatura guelfa, mura dello spessore medio di un metro fatte di sassi e conci ben squadrati a vista e riempiti all’interno con calce e materiale di fiume. Tutti elementi facilmente riscontrabili analizzando i vari crolli presenti nell’area.
Dai muri perimetrali rimasti (soprattutto sul fronte nord-est) si riconoscono alcune feritoie. Sul fronte nord si apre la porta di accesso e sulla destra, ormai completamente interrata, si intravede la volta a botte di un grande edificio. Sul fronte opposto resta in piedi solo un lato della torre alta 11 metri, l'unica parte rimasta dopo il crollo avvenuto nel 2008 e mai recuperato, tanto che i resti sono ancora completamente adagiati sul declivio sottostante. Sul lato ovest è abbastanza leggibile quello che era l'andamento del perimetro murario scomparso da resti di murature sparse.