Torri di Belfiore

Dove si trova

Percorrendo la SR71 Umbro Casentinese Romagnola si esce a Capolona Sud e si prosegue seguendo le indicazioni per Talla lungo la direttrice Frazione Bibbiano, svoltando a destra dopo circa 400 metri e salendo seguendo sempre le indicazioni per Il Santo / Ponina.

La storia

Torri di Belfiore o Castello di Belfiore. Così è chiamata oggi questa fortificazione. Castello e Torri sono definizioni che oggi potrebbero sembrare fuori luogo. La prima perché più che di castello si tratta di un edificio fortificato per il controllo del territorio. La seconda perché il termine ‘Torri’ è esagerato perché c’è una sola torre. Poteva essere giusto una volta quando le torri erano almeno due, come documentato da alcune foto storiche degli anni venti del ‘900, quando una delle torrette originariamente poste agli angoli del recinto murato svettava in altezza tanto quanto quella superstite. Originariamente le Torri erano addirittura tre.

L’insediamento fortificato sembra di origine Longobarda. Non esistono però documenti che attestino questo con certezza ma la presenza dei Longobardi in questa zona è confermata dal vicinissimo agglomerato di Ponina (circa 500 metri in linea d'aria) che fu corte Longobarda e l’usanza di questo popolo era disseminare il territorio con questa tipologia di torri di guardia.

Altro luogo in cui i Longobardi si stanziarono per tantissimi anni è Pontenano, sulle pendici del Pratomagno, nel Comune di Talla. Belfiore e Pontenano sono in linea d’aria, quindi attraverso segnali visivi potevano esserci comode e veloci comunicazioni tra i due luoghi. Ma in questo territorio vi sono anche luoghi che testimoniano la precedente presenza di altre culture, a solo poche centinaia di metri, nella località Il Santo, una chiesa dedicata a Sant'Apollinare ci evidenzia chiaramente di una presenza Bizantina.

I ruderi del fortilizio non fanno però pensare ad una costruzione Longobarda. E' probabile che il castrum come ci appare oggi sia stato edificato in epoca feudale. In età comunale fu lo stesso Imperatore Federico I, nei suoi progetti di riorganizzazione e controllo del territorio, ad assegnare Belfiore all'Abbazia di San Gennaro in Campus Leonis con un diploma del 25 giugno 1161. 

Il dominio di Campoleone non durò a lungo, costretta ad assoggettarsi al potente Comune di Arezzo che continuò ad utilizzare Belfiore come avamposto visto che da qui si dominava gran parte del territorio aretino. Dopo la Battaglia di Campaldino (11 Giugno 1289) Arezzo dovette assoggettarsi alla Repubblica Fiorentina. Il dominio fiorentino divenne sempre più forte nel Trecento dopo la morte del Vescovo Guido Tarlati (1327) e diviene assoluto nel 1384 con la vera e propria vendita della città dell’oro ai Fiorentini. Con atto del 1385 Martino Pacini, signore di Ponina e Belfiore, rimasto privo dell'appoggio aretino, si trovò costretto ad assoggettare corte e castello a Firenze. 

Non è noto se e come i fiorentini utilizzassero Belfiore, sebbene il 26 marzo 1385 la Repubblica Fiorentina vi inviò i suoi ispettori che lo descrissero come un castello con una torre, ma vista la politica sul territorio casentinese che Firenze attuò in altri luoghi (Pontenano fu distrutta nel 1425, altri importanti castelli abbandonati) è probabile che già nel '400 Il Castello sia stato lasciato a se stesso e da quel momento sia iniziata la sua decadenza durata fino ai recenti restauri iniziati nell’ottobre 2021.

Sono state proprio le indagini di archeologia preventiva condotte in occasione dei lavori di consolidamento e valorizzazione della Torre, finanziati sia con fondi del Gal Consorzio Appennino Aretino che con fondi propri dell’amministrazione comunale, a mettere in luce il circuito murario esterno con torrette ai quattro angoli e una articolata serie di vani interni dei quali si conservano in alzato le strutture in pietra con soglie e stipiti delle relative aperture. Sono state individuate anche strutture preesistenti, ancora da definire. Sembra anche che all'interno delle mura, sotto uno o due metri, i locali potrebbero racchiudere reperti risalenti all’età bizantina. 

Lo scavo archeologico è stato condotto dalla Cooperativa Laboratori Archeologici San Gallo di Firenze, nelle persone del Dott. Riccardo Bargiacchi e del Dott. Dimitri Pizzuto,con la direzione scientifica della Dott.ssa Ada Salvi della Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo. A recupero completato il luogo sarà riaperto al pubblico.