



























Dove si trova
Il castello, situato in una proprietà privata, è accessibile solo attraversando strade bianche, sentieri e un tratto finale immerso nella macchia. Il percorso più agevole parte da Marsiliana, dove potete parcheggiare l’auto e imboccare una strada sterrata in discesa, sulla destra di quella che conduce al Castello della Marsiliana, che porta al vecchio cimitero. Da qui, proseguite costeggiando il Torrente Elsa per circa 3 chilometri.
Dopo una leggera salita, troverete sulla sinistra uno spiazzo con alcune arnie e i resti di un annesso agricolo. A questo punto, svoltate a destra e iniziate a salire lungo una strada sterrata utilizzata per la manutenzione del bosco. Al primo bivio, è consigliabile prendere il sentiero a destra, che vi condurrà verso la sommità della collina. Qui, sulla sinistra, noterete un’apertura tra la vegetazione: proseguendo per poche decine di metri, inizierete a trovare i primi resti delle antiche murature, disseminati nel sottobosco. Il percorso andata e ritorno è di circa 9 chilometri con un dislivello di circa 230 metri.
La storia
I ruderi del Castello di Stachilagi, noto anche come La Castellaccia, sorgono sulla sommità di una collina nel cuore della Tenuta Marsiliana di Principe Corsini a dominio della valle del torrente Elsa, nella parte sud-occidentale del territorio comunale di Manciano, ad est del borgo di Marsiliana. Costruito nella forma attuale nel XIII secolo nelle vicinanze della preesistente Abbazia della Selva ed il suo monastero, risalenti alla metà del XII secolo, affonda le sue radici storiche in un'epoca ancora precedente. Conosciuto come Castrum Elsae, era già parte dei possedimenti dell'Abbazia delle Tre Fontane di Roma, alla quale fu donato da Gregorio VII nella seconda metà dell'XI secolo e concesso in feudo alla famiglia Aldobrandeschi. Nel 1216 il castello fu citato nell'atto di divisione della contea Aldobrandesca tra i possedimenti del conte Bonifazio.
Nel corso del Trecento, il castello fu al centro di contese tra gli Aldobrandeschi di Santa Fiora, i Baschi e il Comune di Orvieto, per essere infine sottomesso al controllo della Repubblica di Siena agli inizi del Quattrocento. Tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento fece parte della signoria di Pandolfo Petrucci, seguendo le vicende del Castello di Scerpena. Dopo la distruzione di quest'ultimo, Stachilagi fu ceduto a privati e successivamente venduto al comune di Siena nel 1409. Con l'annessione della Repubblica di Siena al Granducato di Toscana, avvenuta nella metà del Cinquecento, il complesso perse progressivamente prestigio e importanza, venendo gradualmente abbandonato sia come fortificazione sia come luogo religioso.
Ad oggi, il castello si presenta sotto forma di imponenti ruderi immersi in una folta vegetazione, che testimoniano la sua antica imponenza. Rimangono buona parte della cinta muraria in pietra, conservata in alcuni punti fino a 5 metri di altezza, con alcune feritoie e, sulla cima della collina si erge una grossa torre con base in pietra ed elevato in mattoni, alta circa 10 metri, con funzione di elemento strategico e di segnalazione essendo perfettamente in linea con la Rocca di Manciano, dotata di un leggero basamento a scarpa e di una porta ad arco ribassato oltre a varie aperture e probabilmente un piano coperto a volte (oggi completamente interrato). Accanto alla torre si individuano resti di un ulteriore muro di difesa che ne proteggeva l’accesso orientale.
Sul pianoro a nord della torre si trovano i ruderi dell'Abbazia della Selva, un tempo centro spirituale e punto di riferimento per il territorio. Dall’analisi dei resti archeologici emerge che la chiesa, costruita con cura maggiore rispetto al castello, era a navata unica e dotata di abside. Menzionata negli elenchi delle decime della fine del XIII secolo, l’abbazia, con il suo monastero, ebbe un ruolo di rilievo fino al graduale declino del complesso durante il dominio Mediceo.