Torre dell'Argentiera

Dove si trova

Si raggiunge da Porto Santo Stefano. Consiglio di lasciare l’auto nel parcheggio di Piazzale Sant’Andrea e risalire la stretta e ripida Via dell’Argentiera a piedi (o di percorrerla in auto fino alle ultime case). Poi progressivamente la strada diventa sterrata. Solo l’ultima parte è uno stretto sentiero in forte pendenza che forma dei tornanti fra la macchia mediterranea.

La storia

La torre, alta 25 metri a 252 metri di altitudine, è ubicata in prossimità di Porto Santo Stefano sulle colline prospicienti la baia del Pozzarello ed è circondata da una cinta muraria in gran parte diruta come le costruzioni al suo interno. Ha pianta rettangolare con paramento esterno rettilineo costruito a filaretto con pietrame ben squadrato in calcare locale e muratura a sacco di forte spessore, ed è chiaramente di origine medievale

Non ci sono documenti che attestino la data di costruzione, ma sappiamo che nell’805 il territorio venne donato da Carlo Magno al Monastero romano di San Anastasio ad Aquas Salvias detto anche delle Tre Fontane. Un affresco del XIII° secolo, posto sopra la porta d’ingresso di detta Basilica, raffigura tutti i territori che facevano parte di questa donazione, fra questi anche Mons Argentarius sovrastato da un’alta torre circondata da una cinta muraria merlata denominata Castrum Argentaria. Successivamente in un documento del 1269, si legge che il “Montem Argentarium” fu concesso in enfiteusi agli Aldobrandeschi, conti di Sovana.

La notizia di Orlando Malavolti che ne data la costruzione al 1442 per volere dei senesi non è pertanto attendibile, la torre è infatti decisamente anomala rispetto a tutte le altre presenti sul promontorio, per forma, dimensioni, ubicazione ed è priva del basamento a scarpa, sebbene nella “Historia de fatti e guerre de sanesi...” vi sia riportato:

... così per rimediare à danni, che alle terre che sono vicine al Monte Argentaro facevano i corsali, e per sicurtà del porto di Santo Stefano della valle Cocomaro, e Santa Liparata, che sono tutti ricetti di galee, poco tempo prima la Signoria di Siena haveva ordenato, che la Comunità, e uomini d’Orbetello, concorrendo alla spesa, facessero una fortezza in sul Monte Argentaro, onde si potesse fare scoperta, e dar segno alle Saline di Grosseto, al porto di Talamone, e Magliano, e à gli altri luoghi convicini, accioché havesson tempo a salvarsi, quando si vedessono apparire navili corsali...

Era sicuramente un formidabile punto di avvistamento per segnalare l’arrivo dei corsari, da qui infatti era possibile mandare segnali fino a Talamone, al monastero di San Rabano, ubicato nel Parco Regionale della Maremma e addirittura fino a Magliano nell’entroterra.

L’unica porta di accesso, sovrastata da un arco a tutto sesto, è posta a notevole altezza (ed è anche pericoloso salirci visto che vi è solo una malandata scala appoggiata alle mura e legata malamente...) e anche la rifinitura dell’intonaco interno è di tipologia medievale. Nella parte basamentale si trova la cisterna e al piano della porta un camino, il vano interno era suddiviso da solai in legno, la copertura era a volta, come si vede dalle tracce in loco, su questa poggiava un solaio piano. La cinta muraria di circa 50 metri di diametro ospitava molte costruzioni, oggi dirute o scomparse. L’unico ingresso era presidiato da una torretta circolare a fianco di un edificio rettangolare dotato di abside che poteva servire per scopi militari, ma poteva essere anche una piccola chiesa dato che in ogni fortificazione ne esisteva una.

L’insediamento in questo luogo forse ebbe origine dalla presenza di una miniera d’argento o di altro metallo prezioso. Scaduto l’interesse economico, con la formazione dello Stato dei Presidi Spagnoli che portò ad un restauro e potenziamento di tutte le torri costiere, l'Argentiera, situata all'interno e ritenuta per questo meno efficace ed incisiva nel contrastare i corsari saraceni, rimase praticamente immutata e trascurata. Infatti da un documento del 1613 risulta essere “edifizio antichissimo rovinato” e in uno del XVIII° secolo viene segnalato il crollo della copertura per la caduta di un fulmine.

E’ stata oggetto di un importante restauro iniziato nel 1994 e proseguito fino a tutti gli anni 2000.